L'OBBIETTIVO DEL KARATEDO
Per quanto concerne le finalità del Karatedo, credo non ve ne sia una in particolare ma se vogliamo proprio parlarne, mi sento di affermare che si tratta dell’apprendimento di un metodo che consenta un reale accordo tra le parti.
È conoscenza della vera Armonia, dell’amore, come del resto è naturale che accada nella vita quotidiana.
IL
CAMMINO NEL KARATEDO Adulti :
Vi sono tre momenti nella nostra pratica come
approfondimento :
Kihon, Kata e Kumite
che ci consentono di elaborare i nostri movimenti, verificare la nostra forza, di esprimere con il corpo il nostro stato d'animo.
Nel Kihon mettiamo alla prova i
nostri appoggi, comprendere le linee del nostro corpo, temprare la nostra determinazione.
Nel Kata convogliamo nella
tecnica le nostre intenzioni, le nostre energie e i nostri ideali.
Nel Kumite interagiamo con gli
altri, capirci, capire l'altro e trovare soluzioni efficaci.
Tutto questo stimola i nostri sensi e ci consente
di arricchirsi e migliorarci.
Rispetto e condivisione.
Gioia e fatica.
Passione e
serenità.
Questa è la disciplina che
perseguiamo.
KARATEDO
per bambini,
come si sviluppa la nostra pratica
:
1-Esercizi di riscaldamento e coordinazione che
possono rendere elastici e più forti i corpi dei praticanti.
2-Esercizi di concentrazione e rilassamento che
possono aumentare la volontà, la rapidità di analisi e la capacità di scelta.
3-Esercizi che permettono di esprimere e
veicolare positivamente le proprie emozioni.
4-Esercizi a coppie dove i bambini si confrontano
non solo per difendersi ma per migliorare le proprie qualità, stimolando nel tempo una possibile grande amicizia.
LEZIONI PRESSO:
LA PALESTRA DEL CHICCA DI VIA PINTOR
SCUOLA ELEMENTARE DI SALA BAGANZA
KARATEDO
MARTEDI' E GIOVEDI’ presso la Palestra del Chicca in (V. Pintor N 7)
18.00 - 19.00 bambini e Ragazzi età 5/13 anni (due corsi) Martedì e Giovedì
19.00 - 20.30 Adulti
19.00 - 21.00 Adulti cinture nere Martedì e Giovedì
LUNEDI’ E VENERDI’ - Presso la Palestra di Sala Baganza in (V. V. Emanuele II, N 30)
16.45 - 17.45 Bambini età 5/8 anni
17.45 - 18.45 Ragazzi età 9/13 anni
18.45 - 19.45 Ragazzi dai 14 anni e Adulti principianti
NOVITA':
IL CORSO DELLE 18.45 - 19.45 è APERTO ANCHE AGLI ADULTI PRINCIPIANTI
L’OBBIETTIVO DEL KARATEDO
tratto dal libro del maestro Shigeru Egami
Per quanto concerne le finalità del Karatedo, credo non ve ne sia una in particolare ma se vogliamo proprio parlarne, mi sento di affermare che si tratta dell’apprendimento di un metodo che consenta un reale accordo tra le parti. È conoscenza della vera Armonia, dell’amore, come del resto è naturale che accada nella vita quotidiana.
Il fine è senz’altro la formazione dell’uomo, come anche il fatto di recare benefici alla società, cose che variano a seconda della dalla volontà di chi si impegna in prima persona per il loro perseguimento. È possibile fissare un obiettivo e vincolarvisi? E poi sarebbe giusto farlo? La conoscenza dipende dall’allenamento; c’è anche chi pensa che l’interpretazione e lo scopo cambino in base al soggetto, ma se questo vale per i principianti, in tutti gli altri casi si deve camminare, avanzare al massimo delle proprie forze, con la consapevolezza che la strada intrapresa conduce a quanto di meglio ci sia. Gli dei sono amore, l’amore è verità allo stato puro: lo specialista non aspirerà ad altro.
Se ci mettessimo a elencare in modo dettagliato i benefici e l’utilità del Karatedo, la lista sarebbe illimitata: salute, cura del corpo in tutte le sue parti, esercizi di etica e autodifesa, formazione del carattere e così via ma è sufficiente?
Credo che esista una via del Karate ove scopo e mezzi coincidono.
L’esperto come può guidare i più giovani in modo che non confondano la direzione? Qual è quella giusta? È necessario pensarci seriamente.
Non dico che tutti debbano per forza di cose dedicarsi al Karatedo ma vorrei che le persone in grado di avvicinarsi lo facessero correttamente. A tutti coloro che si sono in qualche modo smarriti, infine, mi piacerebbe far sapere che c’è una strada come questa. Anche andando a ricercare alla sorgente (Okinawa, Cina, India), emerge che sin dall’inizio il Karatedo non era una tecnica semplicemente mirata alla lotta bensì un mezzo per allenarsi, uno strumento, un metodo di scoperta e rivalutazione della spiritualità.
Con riferimento a quanto detto sopra, la maggior parte delle forme del Karate attuale rappresentano un deterioramento, una degradazione e io sono consapevole delle mie colpe. Quando ero giovane avevo impostato il mio modo di pensare nonché il mio atteggiamento pratico in maniera tale che tutto era destinato a diventare reale combattimento, in primo luogo il Kumite libero; per rinvigorire il corpo ero convinto che fosse necessario serrare progressivamente il pugno.
Così facendo mi allontanai dalla disciplina originale. Il Kumite libero è qualcosa di molto simile agli “incontri” odierni, una sorta di antenato; anch’esso ha avuto inizio nel periodo della mia giovinezza.
Nonostante siano trascorsi parecchi anni da allora, non riesco a capire perché si continui ad agire e a pensare in quello stesso modo, sbagliando. È fuori discussione il fatto che possa evolversi in tutto e per tutto come sport, come competizione. Anche se si continua a parlare di “incontri”, il significato è cambiato poiché si è andati verso un’alterazione dell’intento originario. A questo punto credo sia necessario tentare, almeno per una volta, di ritornare sui propri passi riesaminando l’opportunità di impegnarsi al fine di crescere come “via”, come vero Karatedo, sulla base del prezioso insegnamento di un saggio quale è stato il maestro Funakoshi.
L’arte marziale è intesa come heiho non potrà assolutamente essere “gara”. Qualora l’obiettivo fosse la vittoria nello scontro, non sarebbe arte marziale né tantomeno avrebbe a che fare con il metodo della pace; si tratterebbe di una tremenda deformazione che non necessita di nessun tipo di addestramento. Possiamo affermare che chi non assimila il principio fondamentale enunciato dal maestro Funakoshi: “Nel Karatedo non ci sono gare”, ignora altresì l’essenza della via stessa.
L’esempio di chi prende parte alle competizioni, supponendo che riesca addirittura a vincere i campionati nazionali: per quanto gratificante, si tratta comunque di una posizione temporanea “usurpabile” nell’incontro successivo. Se ci si accontenta di una reputazione provvisoria va bene così, perché stiamo nel mondo delle gare, tuttavia quando l’ambito è quello del Karatedo i valori cambiano automaticamente. La via è immensa e i confini non sono facilmente identificabili ma se si procede pensando ai limiti della forza, senza quasi accorgersene essi entrano nei limiti umani e si vorrà raggiungerli poiché anche questo fa parte dell’energia naturale.
In tal modo l’ambiente delle competizioni sportive impoverisce, è assurdo e vuoto; lo capisce chi si allena con zelo e pensa piuttosto seriamente, poiché dalla riflessione emerge il fatto che esistono cose più importanti.
Giovani o anziani, mediocri o eccellenti, uomini o donne, poco importa chi o come siamo: se lo vogliamo “la strada è vicina” e possiamo imboccarla in qualsiasi momento. È fondamentale che ci si dedichi alla disciplina con serietà totalmente, lasciando da parte desideri e lussuria, mettendo l’anima in ciascun movimento delle mani e dei piedi, lavorando senza pensare ad altro. Solo a quel punto la forma avrà raggiunto il massimo della bellezza, solo allora nascerà la tecnica.
Ognuno di noi è una piccola luce
Dieci, cento persone si uniscono
E diventano una grande luce
Questa è la verità di un modo sublime
Cos'è la via? Cos'è la vita? Per cosa si nasce e per quale ragione si vive? La disciplina è la vita stessa perciò lo scopo dell'allenamento deve coincidere con le finalità della vita. Essa è altresi punto di fusione tra passato immortale e futuro imperituro perche tocca la vita:ecco cos'è la disciplina della via.
Oggi l'allenamento del karatedo ha luogo principalmente in gruppo però lo svolgimento dell'attività è possibile anche in forma individuale,anzi,direi che quest'ultima alternativa è la migliore. Si inizia con il riscaldamento del corpo e della mente e si procede in base al seguente ordine: Kihon,Kata,Kumite.
Shigeru Egami ( 1912 – 1981)
M° Salvatore Giambertone 5 Dan
LA PRATICA DEL KARATEDO OLTRE LA TECNICA......
Nell’Egami Karatedo Italia la nostra ricerca va oltre l’aspetto fisico e si concentra su aspetti più profondi, come la conoscenza della Mente e dell’Energia “Ki”.
Questo è possibile solo attraverso un lavoro interno: la pratica e un lavoro ben preciso sulla mente e sull’energia, ci permettono di esplorare il nostro mondo interiore (sensazioni e intuiti della nostra natura personale).
LA MENTE: attraverso esercizi specifici e con l’aiuto di una guida, possiamo stimolare la nostra mente per acquisire più Consapevolezza dei cambiamenti che avvengono nel nostro corpo. L’intenzione con l’aiuto della mente che guiderà il Ki in tutto il nostro corpo. Una volta che diventeremo più pratici, possiamo trasferire questa sensazione nella pratica a coppie.
Il lavoro della Mente lo possiamo tranquillamente portare nelle tre parti della nostra pratica:
KHION-KATA-KUMITE: il maestro Egami scrisse “i movimenti del Karate sembrano apparentemente lineari, ma in realtà, all’interno, disegnano Cerchi e Spirali”. Questo arriviamo a comprenderlo solo se ascoltiamo la vera parte interiore.
Il maestro Egami scrisse un’altra cosa fondamentale: cosa accade dentro di voi mentre eseguite un Kata? E durante gli spostamenti? Proponeva di eseguire un Kata alla massima velocità, ma ancora più interessante è quando consigliava di eseguire un Kata nella massima lentezza (tipo nella pratica del Tai Chi), suggerendo una riflessione su quanto accadesse durante la pratica.
KI “ENERGIA”: un altro aspetto interessante della pratica nell’Egami Karatedo, è un allenamento che si può svolgere individualmente e/o a coppie, per acquisire Consapevolezza dell’Energia che circola all’interno del nostro corpo, creando più armonia nell’insieme. Ci sono esercizi semplici, ma dove occorre più disciplina che nella pratica propriamente fisica, per andare a stimolare la percezione del Ki personale.
Una volta che prendiamo famigliarità con il nostro Ki, possiamo percepirlo anche all’esterno del nostro corpo: esempio un partner, un albero, il sole, la luna…la vita.
Mi piace concludere con un’altra frase del maestro Egami, il quale invitava a riflettere soprattutto a noi praticanti veterani: perché continuate a praticare??
Dopo 20, 30, 40 anni: qual è oggi la vostra motivazione che vi spinge ancora a praticare il Karatedo??
Grazie per una passione condivisa
Buona pratica a tutti.
Salvatore Giambertone 14/08/2023
Istr. Jacopo Giambertone 2 Dan
Gruppo di Karatedo con Jacopo Giambertone in Cittadella 2021
Settembre 2022 Karatedo al Parco
la pratica del KARATEDO :
1) TAISO - Esercizi di preparazione fisica: dedichiamo il tempo necessario per preparare tutto il corpo.
2) KHION - Tecniche di base individuali: i praticanti, sia principiante che avanzato, prendono consapevolezza del proprio corpo e la gestione dei movimenti, frontali, diagonali e laterali. Ci sono altri aspetti più profondi che si studiano nel KHION legati alla pratica della mente e della respirazione.
3) KATA - Studio di tecniche in sequenze che sono già state prestabilite dai maestri fondatori.
Questa pratica è sempre individuale, il praticante attraverso queste sequenze mette alla prova il proprio corpo in tecniche con spostamenti nelle varie direzioni, cercando stabilità, armonia, continuità, elasticità, forza e bellezza estetica.
Il Kata è un esercizio molto importante perchè è un possibile strumento di ricerca.
4) KUMITE - Esercizi molto importanti: i praticanti cercheranno di mettere in pratica i principi studiati nel Kihon e nel Kata con l'aiuto di un partner
KIHON: è la continua ricerca di conoscere sé stessi, attraverso la tecnica, e lo scoprire le proprie radici. Può essere anche una pratica meditativa per andare oltre la tecnica.
KATA: un patrimonio lasciato dai maestri del
passato. Attraverso i Kata forgiamo i nostri corpi e le nostre menti, per poter esprimere ciò che siamo: pura bellezza.
KUMITE: è una ricerca continua per riuscire ad applicare i principi dell' ARMONIA con lo spirito marziale. L'obiettivo saranno i frutti del nostro allenamento, dove cura e passione sono sempre presenti.
M° Salvatore Giambertone
I valori dello Sport e Arti Marziali
Uno sport come tale, dovrebbe dare ad ogni persona la possibilità di conoscere meglio sé stesso e far emergere le proprie caratteristiche e qualità.
Quando sentiamo parlare di avviamento allo sport cosa intendiamo veramente?? Dal mio punto di vista (non è detto che sia giusto: è solo la mia idea tratta dall’esperienza fatta in più di 46 anni di attività) è bene pensare ai bambini e ragazzi e al loro “inizio” e a quante aspettative hanno dentro di loro. Pensare allo sport, escludendo il piacere di giocare e il divertimento, può essere un errore e/o un limite per la loro crescita.
Le competizioni, non dico che siano sbagliate, ma richiedono più responsabilità:“bisogna vincere” non è l’unico obbiettivo da raggiungere: oltre la competizione, sono importanti anche gli aspetti educativo e comportamentale.
Noi come istruttori/allenatori in realtà siamo anche educatori: proviamo a pensare e ricordare quando eravamo bambini, forse potremmo capire meglio i bambini di oggi. L’obbiettivo molte volte viene offuscato dalla voglia di vincere e perdiamo di vista quello di crescere insieme.
La passione di uno sport è importante se unito alla voglia di giocare, allenarsi per migliorare i propri limiti e per trovare nuove amicizie.
Quando parlo dell’aspetto educativo intendo quei momenti che precedono l’allenamento prima, durante e dopo l’attività. Un esempio che di recente mi è accaduto in una scuola di Parma, in una classe delle medie. Dovevo tenere lezione di Karatedo e, prima di iniziare la lezione, notavo negli spogliatoi molto disordine, uno scarso interesse delle proprie cose e mancanza di rispetto dello spazio altrui. In quel caso il mio compito non era solo quello di insegnare tecniche di Karate o fare divertire, ma il cogliere l’opportunità di quel momento e di far capire ai ragazzi con esempi chiari e pratici il modo civile e rispettoso di comportamento. Con questo vorrei dire che ci sono molte occasioni nello sport che ci permettono di aiutare i ragazzi nel loro percorso di crescita. Avviamento allo Sport, penso sia proprio quello di farli diventare consapevoli e crescere, non solo sotto l’aspetto sportivo ma anche umano.
Nella mia pratica, la scelta dell’insegnamento del Karatedo, è stata quella di non praticare attività agonistica, (come alcuni maestri del passato hanno detto). Ritengo che i valori e i principi al suo interno siano più importanti della vittoria stessa: la vera vittoria risiede all’interno dell’individuo.
Vorrei concludere con una frase del maestro Funakoshi fondatore del Karatedo:
“Nel Karatedo non esistono competizioni”
Salvatore Giambertone
Kata: cuore della pratica del Egami Karate-Do
Bodhidharma è un
monaco buddista, vissuto nel V secolo, che introdusse il Buddismo Zen in Cina ed è universalmente riconosciuto come fondatore delle arti marziali orientali. Egli ha indicato ai suoi seguaci, come via
per raggiungere la purificazione e l’appagamento dell’anima anche l’attività fisica, essendo anima e corpo inseparabili. L’allenamento fisico consisteva nell’apprendimento di tecniche di
combattimento: 18 tecniche di autodifesa di mani. Se la meditazione Zazen è cura dell’anima e della mente, allora l’allenamento del corpo è Dōzen (meditazione in movimento).
Si tratta di un metodo apparentemente difficile da spiegare, da parte di un religioso buddhista, dal quale ci saremmo aspettati un attenzione concentrata sulla cura dello spirito e sulla rinuncia ad
ogni desiderio mondano, per il raggiungimento della pace e della felicità. E infatti Bodhidharma non avrebbe mai potuto insegnare ai suoi discepoli una mera arte della guerra: dobbiamo quindi dedurre
che lo studio delle tecniche di combattimento abbia avuto per lui un significato più profondo, frutto di una riflessione, o un’intuizione sui limiti che gli esseri umani spesso non conoscono e quindi
non riescono a superare.
Forse, attraverso questo metodo, Bodhidharma intendeva dare risposta a domande come: È possibile gestire la naturale aggressività dell’essere umano? Da dove nasce? Come possiamo governare e placare
gli stati della mente come la rabbia, il rancore, l’odio, la paura? Come possiamo sublimare questi sentimenti ostili trasformandoli in compassione e amore? La rabbia, l’odio e la paura rivolte verso
gli altri ritornano immediatamente contro chi li prova: ciò appare evidente attraverso l’allenamento delle tecniche di combattimento.
Forse è proprio per rispondere a tali quesiti che egli decise di insegnare ai suoi allievi tecniche di combattimento che potessero mettere a nudo la vera natura dell’essere umano e superare i
conflitti interiori per ottenere la vera armonia e sperimentare quindi la pace della mente; allo stesso tempo questo metodo instillava il timore e la ripugnanza di fronte all’idea di poter procurare
sofferenza o addirittura la morte al prossimo.
Bodhidharma ha quindi scelto le tecniche di combattimento come strumento per la comprensione dell’aggressività umana, perché lo studio di queste accende inevitabilmente i riflettori sul mondo
conflittuale interiore in cui l’uomo è costantemente immerso e sull’aggressività che ne deriva. Ha quindi introdotto un metodo di difesa fondato non sulla volontà di sottomettere e dominare gli
altri, ma sulla capacità di difendersi prendendosi cura di loro.
Alla luce di tutto questo, ecco che il Karatedo del M° Funakoshi e del M° Egami non appare più come un metodo di combattimento, ma come una via per concentrare, unificare e placare i sensi e
diventare tutt’uno con il proprio spirito e con l’avversario liberandosi del proprio ego; una via che conduce verso l’Heiho (il metodo della pace interiore).
È indubbio che i Kata risultino come un insieme di tecniche di combattimento: ma quando eseguiamo un Kata nel suo insieme, esso dovrà apparire luminoso e magnifico (come dice il M° Egami) e dovrà
possedere un’aura di naturalezza e di bellezza: esso infatti è l’espressione di un mondo di armonia con un senso sublime del ritmo che trascende il mondo conflittuale. Dalle origini del karate ad
opera di Bodhidharma, in poi, diversi Maestri in ogni epoca hanno ideato Kata, e questi sono la magnifica testimonianza ed espressione della loro arte, così come lo sono gli spartiti dei più grandi
musicisti, o i dipinti e le sculture dei grandi artisti.
L’esecuzione di un Kata dovrebbe essere, come si è visto, “luminosa e magnifica”, e non dovrebbe esprimere aggressività, bensì energia vitale. Ogni movimento e ogni tecnica dovrebbero sprigionare ed
esprimere la massima efficacia attraverso l’armonia. Questo percorso conduce il praticante verso un’inevitabile riflessione profonda sulle proprie condizioni interiori e sulla qualità delle relazioni
umane che ha con gli altri, aiutandolo a cercare dentro di sé le risposte migliori attraverso la calma della mente.
"Il ritmo del movimento del corpo è musica. Le linee tracciate nello spazio sono un dipinto. È arte, e la sua tela è l'universo" (Shigeru Egami).
In origine il Kata era l’elemento fondamentale della pratica, mentre il kumite aveva un’importanza secondaria: lo stesso maestro Funakoshi ha spesso posto l’accento su questo aspetto. Ci sono
addirittura notizie di praticanti di Okinawa che furono allontanati dal dojo poiché durante gli allenamenti prediligevano il kumite.
Non è un’esagerazione affermare che l’allenamento nel karate consista unicamente nello studio e nella pratica dei Kata. Nei Kata non ci si esercita per combattere un avversario umano, ma per
comprendere una forza superiore, universale e confrontarsi con essa: e se c’è un conflitto, questo è da ricercare in se stessi. È con noi stessi che dobbiamo confrontarci e cercare costantemente di
accordarci. Gli sforzi compiuti dal maestro Funakoshi per trasformare il karate in “do” esprimono chiaramente la sua grande visione. Karatedō significa infatti, “Via del Karate” dove per “dō” si
intende un cammino di elevazione spirituale secondo i principi dello Zen.
I Kata codificati nella scuola Egami Karate-do sono sedici: il taikyoku no Kata, i cinque livelli Heian, i tre livelli Tekki, Bassai, Kankū, Jion, Jitte, Hangetsu, Enpi, Gankaku.
Durante lo “yoi” e lo “yame” la postura corrisponde ad una fase di immobilità fisica durante la quale tuttavia lo spirito dovrà essere in movimento. Durante l’esecuzione è necessario conservare una
mente serena (inamovibile), anche durante i movimenti fisici più energici, cercando attraverso la quiete mentale di movimentare una grande quantità di energia circolante.
Nel caso in cui si esegua il Kata individualmente, ci si deve muovere e pensare come un tutt’uno in unione con lo spazio intorno a sé e con l’universo; nel caso in cui lo si esegua invece insieme ad
altre persone, bisogna connettersi attraverso i propri corpi e fondersi l’uno nell’altro. L’essenziale è percepire un mondo di armonia. Il Kata non è semplicemente un metodo per allenarsi
fisicamente: è concentrare lo spirito e perseguire lo stato di calma mentale e sperimentare attraverso il proprio corpo il rapporto tra gli esseri umani e tra l’essere umano e il cosmo.
Applicandosi allo studio di diversi Kata, si capirà che siamo più portati per alcuni che per altri: ma non dobbiamo accontentarci di questa constatazione. Dobbiamo renderci conto che siamo noi stessi
ad auto-convincerci di non essere portati per un certo tipo di Kata; con la giusta dose di esercizio e di studio, invece, riusciremo a padroneggiarli tutti egualmente. Lo stesso vale anche per il
kumite con i partner più ostici, oppure nella vita quotidiana nei rapporti interpersonali con gli individui con cui non riusciamo a metterci in relazione. Sforzandoci di capire perché non ci
piacciono alcuni Kata o alcune persone, e cosa ci spinge a considerarli in questo modo, capiremo quali siano invece i loro lati positivi. Dobbiamo quindi dedicarci all’allenamento per liberarci dai
nostri pregiudizi e dai nostri conflitti interiori, che generano l’idea che vi siano Kata e persone per cui siamo più o meno adatti.
Prima e dopo l’esecuzione del Kata, il saluto (rei) dev’essere immancabile. Si stendono le mani naturalmente lungo i fianchi, come a volerli sfiorare e si piega leggermente il busto in avanti. È
essenziale calmare la mente e sgombrarla da qualsiasi pensiero; ricordarsi di rilassare le spalle e di assumere la posizione concentrando le energie verso il basso, nell’addome; non tendere
eccessivamente le gambe. Il baricentro deve trovarsi al centro della pianta del piede. Anche la posizione dello yōi è parte del Kata, per cui bisogna pensare che con lo yoi l’esecuzione del Kata sia
già incominciata.
Dallo yoi: uno stato di “immobilità in movimento” (in cui il corpo è fermo e la mente quieta, immersi in un flusso di energia circolante), si passa all’esecuzione: uno stato di “movimento
nell’immobilità” (uno stato di grande mobilità fisica in una mente quieta ed immobile), per poi ritornare al “yame”: uno stato di “immobilità in movimento” (in cui il corpo è nuovamente fermo e la
mente sempre quieta). Questa è l’esecuzione di un Kata: una mente silenziosa insieme al corpo, immersi in un flusso di grande energia vitale.
Come abbiamo detto, il Kata inizia e termina con il Rei. Ogni mancanza nell’osservazione dell’etichetta è da disapprovare fermamente. Si dice che una volta compreso come eseguire correttamente il
Rei, l’esecuzione del Kata può già praticamente dirsi avviata alla perfezione.
(Enzo Cellini 23 gennaio 2020)
Link utili : www.egamikaratedoitalia.it